Processi e diagrammi
Diagrammi abitati
Nella prima parte
degli anni Novanta del Novecento, si rivelò molto interessante il contributo di
Peter Eisenman nel fascicolo di “Architecture”.
P.E. parla delle “piega”
(oggetto di ispirazione del fascicolo), come uno tecnica progettuuale.
Allo stesso tempo si
Greg Lynn e Jeffrey Kippnis nel saggio “Towards a New Architecture”, dichiarano
che il folding è solo un’applicazione
mentre la parola chiave diventa “diagramma”:
cioè l’esplicazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del
progetto, non assimilabili né al tipo e né
allo schizzo.
Il diagramma prefigura una serie di
relazioni tra le parti che sono di natura “topologica” e/o “parametrica”.
Sono concetti di
derivazione matematica che nella nuova epoca hanno grande rilevanza.
Le relazioni tra le
parti che caratterizzano l’esito finale, costituiscono una sorta di DNA
generatore e regolatore nello sviluppo del progetto.
Gli esiti
dipenderanno dagli eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come
fossero delle variabili per far evolvere il diagramma-codice verso una forma finale invece di un’altra.
Significativi sono
alcuni progetti del gruppo “UN Studio”
come:
La “Möbius House” a
Het Gooi, che prende forma sulla base dell’anello di Möbius (linea continua a
forma di ∞). Il progetto viene risolto attraverso l’atto di piegare e ripiegare
una sorta di nastro planare.
Ma per comprendere
questa componente la riflessione degli architetti non è sufficiente e ci si
deve anche avvalere ad un ragionamento formale matematico.
Il matematico Michael Leyton nel suo “Shape as Memory” del 2006 è che la forma
architettonica non sia soltanto l’esito di un processo derivante da un
diagramma iniziale attraverso eventi e diverse componenti che ne determinano lo
sviluppo, ma che l’opera stessa sia un “condensatore
di memoria”.
Ne discende che opere
basate su questo tipo di impostazione diagrammatica, come quella del folding,
ne lasciano aperti gli esiti anche nel loro evolversi futuro.
Quindi la
processualità del diagramma si estende nel tempo, non è chiusa nell’esito
finale ma apre il processo della sua stessa evoluzione.
Prendiamo ad esempio
la scatola del “Padiglione Esprit Nouveau” del 1925 e si vede il diagramma di
una casa che Van Berkel espone alla Biennale del 2008 si coglie la differenza
tra scatola-piano-assemblaggio da una parte e fluidità-diagramma-processo
informatico dell’altro.
Modelli informatici
L’arrivo del “diagramma”
anticipa il fondamentale argomento della “modellazione”.
Quest’ultima che
rappresenta la rappresentazione tridimensionale di un progetto si intreccia con
due aspetti scientifici.
L’uno è quello che ha
una stretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma.
Il grande studio di
Norman Foster, specializzato nella modellazione e parametrizzazione è all’avanguardia
in questo settore.
Tra le sue opere
molto rappresentativa è la cupola vetrata della Great Court del Museo British
Museum di Londra, composta da elementi triangolari ciascuno diverso per
geometria e giacitura, non sarebbe stato possibili realizzarli senza il
supporto informatico.
L’altro aspetto di
interesse è la progressiva tendenza verso un modello globale, tridimensionale e
informatizzato che contenga potenzialmente, come fossero una rete di relazioni
continuamente mutabili, tutte le informazioni del progetto.
La struttura Gehry
Technologies è all’avanguardia non solo nello sviluppare i lavori dello studio
Gehry ma anche per offrire questo know how informatico all’esterno.
L’architetto concepisce
degli schizzi ed in successivi bozzetti plasma la materia e verifica gli spazi,
gli effetti tridimensionali.
Realizzato il
plastico si può digitalizzarlo e realizzare un modello elettronico.
Da questo sarà
possibile ricavare piante prospetti e sezioni.
Grazie a quest’ultimo
vi si potrà modificare un elemento architettonico e verificarne l’effetto sia
per le visioni, per la normativa, per i calcoli strutturali e le dispersioni
termiche.
Si potranno mandare le informazioni a chi deve
realizzare l’opera.
Il modello
elettronico diventa in quest’eccezione uno strumento per studiare verificare e
simulare.
Se il processo
modernista si muoveva a partire dal sistema strutturale verso l’esterno, il
processo ora tende a essere l’opposto: dalla conformazione della pelle si passa
alle orditure secondarie, alla struttura e poi alla conformazione degli spazi.
Questo processo nello
studio di Gehry prende il nome di “skin in”.
L’architettura dell’informatica
vuole assomigliare al computer stesso come l’architettura funzionalista voleva assomigliare
alla macchina per i suoi aspetti di efficienza, linearità, di logica causa
effetto.
Architettura infrastruttura
Un campo di ricerca
per un’architettura legata al paradigma informatico che ha uno sviluppo
particolarmente forte è quello infrastrutturale.
Oggi, a differenza
dell’approccio modernista che isolava e sollevava le infrastrutture dal
terreno, le infrastrutture vivono per intero con l’architettura contemporanea.
In questo contesto il
lavoro per la stazione della metropolitana di Iidabaschi a Tokyo di Watanabe è esemplificativo per
comprendere l’impatto nella città di un’architettura nata dentro un paradigma
digitale.
La stazione nasce da
una serie d’iterazioni di un programma informatico appositamente ideato.
Il programma è
pensato per creare una “ramificazione” delle strutture che come se facessero
parte di una rete o di un corpo vegetale, si insinuano nello spazio
disponibile.
La programmazione che
genera questo progetto, ha per Watanabe aspetti in comune con la genetica.
Anche Oosterhuis,
cerca un’architettura che faccia proprie alcune sostanze dell’Information
Technology e segnatamente la possibilità di relazionare le informazioni.
Con la realizzazione
della centrale di rifiuti di Zenderen, esso rivela una forte attenzione alla
dimensione infrastrutturale del progetto informatico.
In Italia opere più
significative in questo senso sono: Il parco scientifico Kilometro Rosso sulla
A4 presso Bergamo di Jean Nouvel e la nuova fiera di Milano di Massimiliano
Fuksas. Si tratta di una galleria pubblica continuamente mutabil, coperta da
una sorta di vela trasparente che evoca una “mesh”.
La grande vela
viene come risucchiata a terra e ospita
il grande asse di distribuzione pubblico.
Serpentine-pavillion
UBICAZIONE PROGETTISTA PERIODO Kensington Gradens, London, UK Toyo Ito 2002.1 -
2002.7
CONCEPT
Il disegno della trama strutturale è stato
sviluppato da Cecil Balmond tramite un algoritmo di un quadrato che si espande mentre ruota. Alla base vi è una
formula elementare che prevede di congiungere una metà del lato del quadrato con
una terza metà del lato adiacente.
FUNZIONI
Padiglione espositivo con un’area destinata ad un bar e delle
sedute con tavoli ed una piccola area info.
TECNOLOGIA
Parallelepipedo bianco di 17.5 metri e
5metri di altezza. La spazialità interna gode della totale mancanza di elementi
di sostegno con assenza quindi di limiti. Non vi sono né porte e né finestre, è
una superficie continua strutturale che comprende pareti e copertura. Base
quadrata di sostegno costruita con 24 profilati H in acciaio. L’elevazione verticale perimetrale è
costituita da lastre di acciaio a spessore variabile e larghezza di 550 millimetri,
saldate e costruite completamente in fabbrica. La struttura copertura è
realizzata con analoghi elementi, adagiati in
cantiere con un carro-gru su una impalcatura interna. I pezzi sono
bullonati tra di loro e con le strutture di elevazione perimetrali.
Tamponature: 380 pannelli con spessori variabili da 12 a 50 mm, realizzati in
officina , numerati e assemblati in cantiere. Glie elementi chiusi esterni,
sono realizzati con un telaio in acciaio formato da elementi a sezione
rettangolare e da una lastra di alluminio. Questi poggiano sopra la struttura
portante e vi vengono ancorati con viti applicate all’interno. Le lastre di
vetro vengono invece poggiate alla struttura di copertura e per le pareti
verticali collocate nello spazio all’interno degli elementi portanti. I
pannelli interni per le aree chiuse sia del soffitto che delle pareti
verticali, sono invece costituiti da due lastre in alluminio che racchiudono
uno strato di isolante.
MATERIALI Acciaio,
vetro e legno
Commento
L’architettura presa in oggetto è il
“Serpentine Pavillon” di Toyo Ito a Londra.
Esso è stato progettando da una base di
calcolo matematico che fa risalire quindi ad un metodo di progettazione di tipo
parametrico.
Dal libro “Modernità ed Architettura” ho
voluto quindi prendere più in considerazione non tanto la parte dedicata ad alcune opere di Toyo Ito ma alla
parte dedicata all’architettura basata su concetti di derivazione matematica,
più precisamente al capitolo “Processi e diagrammi”.
Costruzione geometrica del padiglione
Fase 1
rotazione del quadrato intorno al proprio baricentro aumentato man mano di grandezza
Fase 2
Fase 3
Sovrapposizione del perimetro della copertura e delle pareti ribaltate a terra del padiglione
Fase 4
la parte di rette che va al di fuori del perimetro vengono tagliate
Realizzazione del plastico
Base del plastico
Progetto in esame
Altre soluzioni progettuali
Soluzione 1
Nonostante la rigida costruzione geometrica di Toyo Ito ci si rende conto che i volumi possono essere slegati da quella che è la prima costruzione geometrica.
Anche nell'opera di Toyo Ito, sempre riferendosi alla costruzione geometrica, il perimetro della copertura del suo parallelepipedo, non è posto concentrico come gli altri quadrati serviti per la costruzione delle rette e non ha una dimensione calcolata come gli altri quadrati costruiti, sembra completamente slegato per dimensione inclinazione l'unica cosa coerente è il fatto che presenta la stessa forma quadrata.
Anche nell'opera di Toyo Ito, sempre riferendosi alla costruzione geometrica, il perimetro della copertura del suo parallelepipedo, non è posto concentrico come gli altri quadrati serviti per la costruzione delle rette e non ha una dimensione calcolata come gli altri quadrati costruiti, sembra completamente slegato per dimensione inclinazione l'unica cosa coerente è il fatto che presenta la stessa forma quadrata.
E allora perchè non utilizzare anche altre forme per catturare quella porzioni di rette, che ci servono a scandire vuoti e pieni dei prospetti e della copertura?
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